In viaggio con Erodoto – Ryszard Kapuściński – Recensione

In viaggio con Erodoto – Ryszard Kapuściński – Recensione

Oggi condivido con voi un’altra lettura e una breve recensione di uno dei miei autori preferiti: Ryszard Kapuściński. Vi parlo del libro In viaggio con Erodoto.

In questa opera troviamo due mondi differenti, raccontati da due reporter differenti. Il primo è l’autore, il giornalista polacco, che racconta delle sue trasferte da reporter tra gli anni ’50 e ’70. Il secondo è il mondo di Erodoto, un greco del V secolo a.C., altrettanto curioso.

Buona lettura!

Dettagli

  • Titolo: In viaggio con Erodoto
  • Titolo originale: Podróże z Herodotem
  • Autore: Ryszard Kapuściński
  • Prima edizione italiana: 2005
  • Pagine: 252

La trama di In viaggio con Erodoto

Quando nel 1956 la capo redattrice del giornale gli dà la notizia che il suo primo viaggio all’estero come corrispondente sarà in India, Kapuściński rimane senza fiato. Insieme alla notizia, gli regala anche il libro Storie, di Erodoto. Questo libro lo accompagnerà nei suoi prossimi viaggi, come un fedele amico che ha sempre qualcosa da insegnare. Gli tiene compagnia anche durante il suo secondo viaggio in Cina, ma non solo.

Dal Sudan al Congo, in Iran e in Etiopia, mentre vola da Dar es Salaam ad Algeri: Kapuściński è affascinato dai racconti delle Storie di Erodoto e spesso si ritrova a fantasticare e riflettere sulle vicende passate, piuttosto che su quelle che sta vivendo in prima persona in giro per il mondo.

In questo libro il reporter polacco riflette su varie tematiche che riguardano il concetto del viaggio. Dalla curiosità umana al senso dell’avventura, dal suono di una lingua straniera all’emozione di uno sguardo, dagli incontri casuali e la condivisione di emozioni.

In viaggio con Erodoto – Ryszard Kapuściński – Recensione Libro

Perché lo consiglio

In viaggio con Erodoto non è solo un reportage di alcuni viaggi di Kapuściński. I racconti si alternano con degli estratti del libro Le Storie dello scrittore greco Erodoto, considerato da Kapuściński come il primo reporter della storia. Proprio per questo ne è rimasto così affascinato, tanto da renderlo il secondo protagonista di questo suo libro.

Personalmente ho trovato il libro un po’ strano e, non essendo appassionata di storia antica, a volte un po’ noioso. Ho preferito le parti in cui l’autore ha descritto le sue avventure e disavventure in giro per il mondo, come sempre coinvolgenti e ispiranti. Se a voi interessa leggere anche di antichi egizi, greci e persiani, allora questo libro fa per voi.

Anche se non è uno dei miei libri preferiti di Kapuściński ho deciso di parlarvene comunque, perché in fondo un po’ mi ha colpita. Devo ammettere che provare ad ampliare i propri orizzonti e affrontare una lettura diversa dal solito non è stato male. Inoltre conosco persone che — a differenza della sottoscritta — potrebbero apprezzare molto questo mix tra antico e attuale, proposto comunque con una scrittura leggera.

Ho apprezzato molto l’inizio del libro, dove vengono descritti i primi passi dell’autore nel mondo del giornalismo come corrispondente estero. Mi ha fatto sorridere il fatto che un grandissimo reporter come Kapuściński abbia iniziato la sua carriera all’estero totalmente impreparato, senza saper nemmeno parlare l’inglese e dovendo arrangiarsi con libri e giornali, imparando una parola per volta. Anche leggere di come si sia meravigliato di fronte a una città illuminata di notte vista dal finestrino di un aereo mi ha fatto ricordare che i lunghi percorsi di successo partono con un piccolo passo e dovrebbero essere accompagnati dall’umiltà.

Il libro di Erodoto è un libro nato dai viaggi: il primo grande reportage della letteratura mondiale. Il suo autore possiede l’intuito, l’occhio e l’orecchio del reporter. Ha una resistenza a prova di bomba: naviga per mare, traversa steppe, si addentra nei deserti, sempre tenendo il resoconto di tutto. Non si lamenta per la stanchezza, niente lo scoraggia, niente gli fa paura.
Che cosa lo guida quando, impavido e instancabile, si lancia nella sua grande avventura? Forse l’ottimistica convinzione, in cui noi moderni non crediamo più, che il mondo si possa descrivere.

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