Scrittura cuneiforme – Kader Abdolah – Recensione
Kader Abdolah è uno scrittore iraniano naturalizzato olandese. Vive in Olanda dal 1988, dove è arrivato come rifugiato politico. Dopo aver imparato l’olandese da autodidatta, inizia a scrivere le sue opere in quella lingua, diventando un importante autore e ricevendo numerosi riconoscimenti. In questo articolo vi propongo la trama e una breve recensione del suo libro Scrittura cuneiforme.
Buona lettura!
Dettagli
- Titolo: Scrittura cuneiforme
- Titolo originale: Spijkerschrift
- Autore: Kader Abdolah
- Prima edizione italiana: 2003
- Pagine: 342
La trama di Scrittura cuneiforme
Ismail è un esule politico in Olanda ed ha origini iraniane. Quando gli arriva un taccuino pieni di appunti scritti in una sconosciuta calligrafia cuneiforme, decide di provare a tradurli e scriverne un libro. Il taccuino contiene la storia di suo padre, Aga Akbar.
Aga Akbar nasce in Persia nel villaggio di Zafferano e non è un giovane qualunque, è sordomuto. Il ragazzo impara a comunicare con un semplice linguaggio dei segni ma non saranno poche le difficoltà che dovrà affrontare. Aga è muscoloso e forte, aiuta a scavare la montagna sacra per costruire la ferrovia e fa la guida nel Monte Zafferano. Poi impara a riparare tappeti e diventa bravo nel mestiere. Con l’aiuto della sua famiglia, trova una sposa e avrà anche dei figli.
Il primogenito Ismail sarà la bocca e le orecchie del padre, finché non si trasferirà a Teheran per studiare fisica all’università. Quando entra a far parte di un’organizzazione politica clandestina i contatti con la sua famiglia diminuiranno sempre di più…
Perché lo consiglio
Anche se a tratti ho trovato il libro pesante e ho avuto difficoltà a proseguire con la lettura, me la sento comunque di consigliarvelo. Superato il blocco che mi aveva tenuta ferma per un po’, ho ritrovato l’interesse e ho finito con piacere di leggerlo.
Il libro ha molti aspetti autobiografici. Come Ismail, anche Kader Abdolah ha studiato fisica all’Università di Teheran, si è impegnato politicamente contro la dittatura dello scià e oggi vive da esule in Olanda. Leggere la biografia dell’autore e scoprire queste cose mi ha colpita, e mi sono ripromessa di leggere altre opere dell’autore.
Scrittura cuneiforme si divide in due parti abbastanza diverse tra loro, sia nello stile di scrittura, sia nel ritmo del racconto. Nella prima, troviamo una serie di episodi sulla vita di Aga Akbar, dalla sua nascita fino all’età adulta. Qui si viene a conoscenza di usi e costumi della cultura iraniana e personalmente la ho trovata molto interessante. La seconda, invece, è un susseguirsi di avvenimenti storici descritti con un ritmo più serrato e avvincente, che vedono il figlio Ismail in primo piano, ma dove anche la figura paterna sarà importante. Qui il libro tratta la storia recente dell’Iran, che si evolve con l’invecchiare dei personaggi.
Per capire il romanzo è necessaria una conoscenza storica sull’Iran, che io non avevo. Ma è proprio per questo motivo che ho approfondito l’argomento: per riuscire a capire il libro. Ed ecco che la lettura si trasforma da passatempo a insegnamento.
Un po’ di storia recente dell’Iran
Dato che ormai mi sono appassionata, vi propongo un riassunto della storia recente dell’Iran.
Tra gli avvenimenti storici citati in Scrittura cuneiforme troviamo la politica di modernizzazione ma, allo stesso tempo anche repressiva, imposta dallo Scià Reza Pahlavi e dal figlio (che porta lo stesso nome, giusto per complicare le cose) a partire dagli anni ’30. Reza Pahlavi figlio intendeva fare dell’Iran uno stato laico, così le donne dovettero togliersi il velo e gli imam il turbante. Non solo, lo Scia creò un esercito moderno, fondò l’Università di Teheran e costruì strade e la ferrovia Trans-Iraniana. Questi interventi si possono considerare positivi, ma non bisogna tacere della violenza e delle confische di beni religiosi che il sovrano attuò per reprimere la forte opposizione dei gruppi religiosi, contrari soprattutto alla modernizzazione e all’occidentalizzazione.
Anche i politici liberali, tra i quali spicca la figura del Primo Ministro Mossadeq, auspicavano la modernizzazione del Paese, ma sostenevano che essa dovesse essere realizzata in maniera democratica, aumentando le prerogative del Parlamento. Negli anni ’50 Mossadeq attuò un secondo programma di modernizzazione e riuscì a nazionalizzare l’industria petrolifera, inimicandosi la Gran Bretagna, che ancora deteneva privilegi e godeva dei favori del sovrano. Mossadeq rimase in carica solo dal 1951 al 1953. La sua carriera finì tragicamente, dopo un colpo di stato e un voto all’unanimità del Parlamento, che lo costrinse ad abbandonare il suo incarico. In seguito a un sommario processo, rischiò la pena di morte e passò il resto della sua vita agli arresti domiciliari.
Il malcontento dei religiosi sciiti e la dispotica politica di Reza Pahlavi provocarono la rivoluzione iraniana del 1978-1979, che trasformò in paese da una monarchia laica in una repubblica islamica sciita. Fu l’ayatollah Khomeini a diventare la Guida Suprema dell’Iran nel periodo che va dal 1979 al 1989. Infatti i suoi sostenitori lo aiutarono a tornare in Iran dopo un periodo di esilio a Parigi, al quale era stato costretto proprio per le sue critiche nei confronti dello Scià.
Questo libro mi ha introdotta alla storia dell’Iran e sono sicura che ne leggerò altri, per approfondirla e immergermi di più in questo paese, nella speranza di poterlo visitare un giorno.
Vi lascio con questa citazione. Fatemi sapere nei commenti se conoscete questo autore e se vi ispira!
Così Akbar andava a cavallo da un villaggio all’altro, con il suo quaderno nella tasca interna della giacca e la borsa da lavoro a tracolla.
Quando scrivesse sul suo quaderno nessuno lo sapeva. Che cosa scrivesse, men che meno. Quel quaderno apparteneva al suo essere, anzi, era diventato ormai parte del suo corpo, come il cuore che pompava senza che nessuno gli prestasse particolare attenzione. Ismail però sapeva quando suo padre scriveva. Sapeva che doveva scrivere delle cose che non capiva e che non riusciva a spiegare nella sua lingua dei gesti. Delle cose inaccessibili, incomprensibili, intangibili che lo afferravano all’improvviso e che lui rimaneva a contemplare impotente, o che prendeva di petto o di fronte a cui sedeva a riflettere.
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Mi è piaciuta molto la tua sintesi e mi sono sembrate appropriate le tue osservazioni sul contenuto del libro, che ho letto ormai diversi anni fa. L’autore è interessante anche come modello di integrazione e per come ci aiuta a comprendere quali sono i problemi di chi, educato in una civiltà e cultura diverse, deve inserirsi in una città europea.
Grazie del commento, Gabriella! Concordo con quello che scrivi 🙂